Monday, June 28, 2010



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Una recente norma del ministro dell’istruzione fissa un tetto massimo di alunni stranieri al 30% nelle classi. Non importa se sono nati o no in Italia, da quanto tempo vi abitino i loro genitori, non importa se sono italofoni o meno: il problema è la nazionalità della loro famiglia.
"Una scuola Italiana" si snoda a Roma, all’interno della Carlo Pisacane, una "scuola/scandalo", perché gli alunni di origine straniera arrivano a superare l’80%. Scuola per questo definita ghetto dalla stampa e dalla politica nazionale.
La riflessione pedagogica di chi ci lavora, il disarmante calore che vi si respira all’interno, ma soprattutto gli sguardi e l’amicizia dei bambini che la frequentano, la collocano invece immediatamente dentro la migliore tradizione pedagogica italiana lasciandoci solo una domanda: fino a quando vorremmo considerare questi bambini stranieri?

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La scuola Carlo Pisacane ha dato scandalo per la sua alta incidenza di alunni stranieri ed è diventata il simbolo del conflitto sociale che si va via via intensificando nel quartiere di Tor Pignattara/Marranella a Roma. Un quartiere in trasformazione per l’accrescersi e l’espandersi delle comunità straniere sul territorio. La scuola Pisacane, con le associazioni impegnate al suo interno, è stata per anni simbolo dell’integrazione tra le diverse comunità, attivando felici occasioni di incontro e di scambio e percorsi di reciproca conoscenza. Da qualche anno però i valori sembrano essersi rovesciati, quello che prima appariva come auspicabile è diventato qualcosa da nascondere, rifuggire se non perseguire con politiche mirate. Nel giro di due anni l’Altro, lo straniero, va respinto, si dice: “non ci permette di educare i nostri figli secondo le nostre tradizioni, abbassa la qualità dei nostri contesti di vita, usurpa le nostre risorse”. Mentre le politiche del governo sdoganano la guerra tra poveri, una recente norma del ministro Gelmini  fissa il tetto massimo di alunni stranieri nelle classi al 30%. La scuola Pisacane è una scuola italiana, la maggior parte dei suoi alunni sono nati in Italia da famiglia immigrate qui 20 o 30 anni fa. Molti di loro non scrivono, né comprendono nemmeno la lingua dei loro genitori, non hanno mai visitato il loro paese d’origine. Il film segue le attività dell’associazione Asinitas e incontra maestre che svolgono il loro lavoro con una saggezza e un calore disarmanti, garantendo ai bambini una nicchia di “meraviglia”, mentre muovono i primi passi nel complesso mondo sociale che accoglierà la loro crescita. Fino a quando li chiameremo stranieri?